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Piana di Scarlino, se non ora, quando? Programmiamone la transizione ecologica

La seguente lettera aperta è stata inviata:

al Presidente della Toscana Eugenio Giani,

alle Onn. e agli Onn. Elisabetta Ripani, Roberto Berardi, Mario Lolini, Luca Sani,

all’Assessore regionale all’economia e alle attività produttive Leonardo Marras,

all’Assessora regionale all’agro-alimentare Stefania Saccardi,

all’Assessora regionale all’ambiente Monia Monni,

alla Consigliera e al Consigliere regionale Donatella Spadi e Andrea Ulmi,

al Presidente della Provincia di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna,

alle Sindache e ai Sindaci di Scarlino, Civitella Paganico, Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Castiglione della Pescaia, Roccastrada, Campagnatico, Grosseto, Francesca Travison, Alessandra Biondi, Andrea Benini, Andrea Biondi, Marcello Giuntini, Giancarlo Farnetani, Francesco Limatola, Luca Grisanti, Antonfrancesco Vivarelli Colonna,

e, per conoscenza,

al Responsabile della Delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud Giovanni Mascagni,

al Presidente della Camera di Commercio Maremma e Tirreno Riccardo Breda,

ai Presidenti e Direttori di Cia, Coldiretti e Confagricoltura Claudio Capecchi, Pietro Greco, Attilio Tocchi,

ai Segretari generali e Coordinatori territoriali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl Grosseto Andrea Ferretti, Fabrizio Milani, Federico Capponi e Giuseppe Dominici,

al Responsabile del Settore Genio Civile Toscana Sud Renzo Ricciardi,

al Responsabile del Dipartimento di Grosseto dell’ARPAT, Roberto Palmieri,

ai Referenti locali delle Associazioni Forum Ambientalista, Italia Nostra, Legambiente, Wwf,

ai Comitati di Paganico, Val di Farma, Bruna,

ai Referenti locali delle Associazioni Confguide/Confcommercio, Federagit/Confesercenti, Associazione Guide Ambientali Europee, Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche,

alle Società Venator Materials Plc, Nuova Solmine Spa e Scarlino Energia Spa

 

Grosseto, 4 marzo 2021

SE NON ORA, QUANDO?

Appello a tutte le donne e gli uomini di buona volontà per programmare la transizione ecologica della piana di Scarlino

Per feedback inhibition (fattore inibitorio di ritorno) si intende un effetto negativo che si manifesta alla fine di un processo riducendone o addirittura annullandone l’efficacia. I gessi rossi sul nostro territorio rappresentano un problema di questo tipo: 7 kg di rifiuto generato per ogni kg di prodotto finito, in quantità di circa mezzo milione di metri cubi all’anno, che entro ottobre 2021 non potrebbe più essere prodotto qualora i fanghi rossi in uscita dall’impianto avessero una percentuale superiore all’1% di biossido di titanio – come avviene oggi – perché classificato come cancerogeno da Regolamento Ue adottato a febbraio 2020.

La problematica dei fanghi rossi è tristemente nota da oltre 40 anni, prima per lo scarico in mare negli anni ‘70 che ha valso una procedura di infrazione contro l’Italia e una direttiva europea che ne ha impedito lo scarico in mare, poi per l’enorme deposito a piè di fabbrica sia dei fanghi che dei gessi rossi che ha portato alla chiusura dei pozzi artesiani della piana di Scarlino per inquinamento delle falde da metalli pesanti (manganese, solfati, cloruri, etc), infine per il riempimento negli ultimi anni della cava di Montioni a Follonica, che ha spazio residuo per pochi mesi ancora. Le informazioni sulla loro pericolosità sono state segnalate dalla Commissione regionale negli anni ’80, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta nel 2018 e da altri enti autorevoli.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni di amministratori pubblici, associazioni di categoria e sindacati che, nell’evidenza del problema, hanno inspiegabilmente accusato gli “ambientalisti” di allarmismo senza fondamento e di messa a rischio di centinaia di posti di lavoro, come a voler indicare un capro espiatorio che distragga la messa a fuoco dalle responsabilità a cui si è chiamati. Nonostante gli strali lanciati il problema resta e se non si vuole rinunciare definitivamente al processo produttivo della piana di Scarlino e alle sue importanti ricadute occupazionali per il territorio, gli amministratori e le imprese devono fare una volta per tutte la loro parte per affrontare in maniera risolutiva il feedback inhibition dei gessi rossi: studiare, risolvere, programmare, attuare e controllare, possibilmente approfittando dell’irripetibile occasione dei miliardi di euro destinati all’Italia e alla Toscana dal fondo Next Generation Eu.

Con questo appello GROSSETO AL CENTRO chiede agli amministratori locali di avviare un Dibattito pubblico ai sensi della Legge sulla Partecipazione della Regione Toscana (Legge 46/2013) insieme alle imprese, alle parti sociali e ai cittadini per programmare la transizione ecologica della piana di Scarlino anche attraverso le risorse di Next Generation Eu.

Per GROSSETO AL CENTRO è necessario realizzare un Osservatorio sulla vulnerabilità del territorio maremmano: la piana di Scarlino potrebbe essere il luogo in cui basare tale struttura, raccogliere le competenze e cominciare ad affrontare i problemi ambientali in una logica di programmazione del futuro. È questa la strada per trasformare un problema in un’opportunità e salvaguardare nel lungo periodo posti di lavoro e imprese, ambiente e salute, oltre a sviluppare le competenze utili a intervenire in situazioni simili.

Associazione
GROSSETO AL CENTRO

 

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